ISRAELE-PALESTINA. Se due diritti diventano due torti…

Quando i diritti di due parti in sanguinosa contesa diventano due torti, è difficile scriverne. Certo, se si decide a priori di prendere le parti dell’uno contro l’altro tutto diventa più semplice… Ma qui non stiamo parlando di tifo da stadio, come ha detto giorni fa con figurazione folgorante il Custode francescano di Terra Santa Francesco Patton: “Quello che trovo pericoloso in questo momento è che le persone che dovrebbero aiutare a mantenere un equilibrio – in termine di riflessione e poi di azione – si comportino da tifosi di squadre di calcio. Qui non è un derby, ci sono di mezzo vite umane”.

E allora non ci limiteremo a condannare il massacro da bassa macelleria compiuto da militanti di Hamas nei kibbuz di confine, sparando, decapitando, bruciando, portando via giovani, donne, anziani e bambini in ostaggio. Così come non ripeteremo la giusta condanna per la reazione fuori misura, l’inaccettabile “vendetta” voluta dal governo israeliano: bombardando per settimane la Striscia di Gaza e provocando uno spostamento di massa della popolazione, ha causato – come peraltro era prevedibile, e previsto – migliaia e migliaia di vittime civili innocenti nella “caccia al terrorista”. E gli scontri si sono estesi alla Cisgiordania, la terra occupata dal 1967 sulla quale – in spregio alle norme internazionali – sono sorte colonie sempre più ampie, abitate da estremisti ebrei messianici armati intolleranti e razzisti.

 

Ma anche questo quadro allarmante e profondamente triste non esaurisce la questione. Perché c’è tutta una serie di domande scomode sul ruolo dell’Iran in tutto quanto sta succedendo, l’ambigua posizione della Turchia del dittatore Erdogan (paese membro della Nato), la presenza/assenza della Russia di Putin dietro le quinte, la Cina che dopo settimane fa capolino tentando di rientrare nei giochi, le ricadute ancora pesanti della visione di Trump che voleva “scavalcare” la questione palestinese accordandosi con gli Emirati e l’Arabia Saudita, la sinistra convergenza fra estremisti sionisti e jihadisti, i progetti folli della destra razzista israeliana che vorrebbe espellere i palestinesi dalla Palestina “stranamente” paralleli allo slogan dei finti pacifisti “Palestine free/from the river to the sea” che prevede la scomparsa di Israele.

 

Domande inquietanti, che gravano come tanti macigni sulla testa di chiunque voglia cimentarsi col futuro dell’area. Noi rimaniamo convinti che (con nuove classi dirigenti nei due campi) la soluzione “due stati per due popoli” sia l’unica che – a partire dalla situazione di oggi e con il coinvolgimento di una forza di interposizione e stabilizzazione che veda la presenza di stati arabi e dell’Occidente – potrà forse assicurare a breve lo stop agli scontri fra opposti estremismi per incamminarsi poi verso una convivenza decente, in vista di una coesistenza pacifica.

 

Giorgio La Pira in piena guerra del Vietnam profetizzò: “La pace è inevitabile!”. Ora Borrel, il responsabile della politica estera (ancorché zoppicante) della Unione Europea, gli fa eco: “La guerra non è inevitabile, la pace lo è…”.

 

Sottoscriviamo.

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Qui il video dell’incontro con Giuseppe Caffulli e Fulvio Scaglione: Israele-Palestina: una Pace impossibile?

 

 

 

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